Lo sapevi che non tutta la plastica va buttata nella plastica? Scopriamo qual è il procedimento corretto per differenziare
L’Italia, come molti altri paesi nel mondo, sta affrontando una crisi ambientale senza precedenti a causa dell’inquinamento generato da un eccessivo consumismo e dalla gestione inadeguata dei rifiuti. Questa emergenza richiede azioni immediate e concrete, e una delle soluzioni più efficaci è la corretta differenziazione dei rifiuti. C’è sempre più ignoranza a riguardo, soprattutto per i rifiuti elettronici, che si buttano qui.
L’importanza di differenziare i rifiuti non può essere sottovalutata. Ogni giorno, milioni di tonnellate di rifiuti vengono prodotte e smaltite, contribuendo ad aumentare l’impatto ambientale negativo sulla nostra terra. Senza una gestione adeguata, i rifiuti finiscono per accumularsi in discariche, contaminare il terreno e le acque, e compromettere anche la nostra salute. Sfalci e potature, ad esempio, hanno bisogno di avere un processo di smaltimento a parte.
La differenziazione dei rifiuti è fondamentale perché consente di separare i materiali che possono essere riciclati o riutilizzati da quelli destinati alla discarica. Ma come si separa davvero la plastica? Scopriamolo!
Raccolta differenziata: come separare la plastica
Contrariamente a una credenza diffusa, la gestione dei rifiuti plastici non si limita a gettare tutto nella raccolta apposita. È importante capire che non tutti i rifiuti plastici appartengono al sacchetto della raccolta differenziata. Alcuni di essi devono essere smaltiti nei rifiuti indifferenziati, e ciò include materiali ingombranti o speciali.
La differenziazione della plastica si concentra principalmente sugli imballaggi, ovvero quegli oggetti progettati per contenere, trasportare e proteggere merci durante il processo di distribuzione. Nonostante negli ultimi anni si sia registrato un aumento nella raccolta differenziata della plastica, grazie soprattutto all’impegno dei cittadini, c’è ancora spazio per migliorare. Soprattutto in termini di qualità. La plastica, a causa della sua diversità, è soggetta a una maggiore presenza di impurità, ossia materiali estranei agli imballaggi.
I Comuni bresciani gestiti da Aprica hanno riscontrato livelli di impurità compresi tra l’11% e il 22%, con punte che superano il 50%, ben al di sopra del limite del 15% indicato dai nuovi “Criteri Ambientali Minimi” (CAM). Per aiutare i cittadini a differenziare correttamente, Aprica ha avviato una campagna informativa attraverso video, pagine sui social media e tutorial che indicano cosa va nella raccolta della plastica e cosa no. Esempi di oggetti riciclabili includono bottiglie di acqua o bibite, flaconi, vasetti di yogurt, blister dei farmaci, sacchetti, confezioni, pluriball e polistirolo.
Al contrario, non vanno nella raccolta della plastica oggetti come penne biro, utensili da cucina, tubi di gomma, guanti monouso, giocattoli, custodie di CD/DVD e ciabatte infradito; questi devono essere smaltiti al Centro di Raccolta o nei rifiuti indifferenziati. Per garantire la qualità del materiale riciclabile e preservare gli sforzi nella raccolta differenziata, è essenziale evitare di conferire nella plastica i rifiuti biodegradabili compostabili (come sacchetti in bioplastica, che vanno nel rifiuto organico) e i residui organici, carta, tessuti e tetrapak, che devono essere smaltiti nelle raccolte dedicate.
Per risolvere eventuali dubbi, Aprica mette a disposizione dei cittadini il servizio “Dove lo butto”, consultabile sul sito web di Aprica o tramite l’App PuliAmo, che fornisce indicazioni precise su come differenziare correttamente ogni singolo oggetto.