L’omicidio di Giacomo Matteotti ha segnato irrimediabilmente la storia del nostro Paese: cosa è successo 100 anni fa?
Se pensiamo a Giacomo Matteotti ci viene in mente principalmente l’episodio che ha portato alla sua morte, avvenuto ormai un secolo fa. L’epilogo della sua vita ha infatti in qualche modo oscurato la sua attività politica in vita e il suo pensiero critico, soprattutto per via del ruolo determinante che ha giocato nella storia italiana, dando di fatto il via al ventennio fascista.
Siamo infatti nel 1924 e Benito Mussolini ancora non si è mostrato davvero per quello che è agli occhi di tutti. Tra molti, però, Matteotti sembra averlo inquadrato e proprio per questa ragione morirà per mano di una squadra fascista, dopo aver fatto un discorso alla Camera in cui denuncia le atrocità delle squadracce e l’antidemocraticità della condotta di Mussolini.
Omicidio Matteotti: come ha cambiato la storia dell’Italia
Il 10 giugno del 1924, dunque, il politico viene ucciso dai seguaci di colui che diventerà il Duce e in molti, oggi, lo riconoscono come una delle innumerevoli vittime del fascismo. Ma se la sua attività politica è stata così importante, perché ne ricordiamo principalmente la morte? Partendo da questo quesito Futura Editrice ha ripubblicato la biografia di Matteotti che Piero Gobetti scrisse del suo compagno antifascista.
L’opera, intitolata Matteotti, è un breve ritratto di circa 70 pagine, in cui Gobetti ripercorre la vita e l’impegno politico di Matteotti. Dall’infanzia tormentata nel Polesine fino all’adesione al socialismo, il politico viene descritto come un vero e proprio baluardo della rettitudine morale e politica, fervente pacifista e convinto oppositore della guerra.
Un convinto pacifista che non aveva paura di sembrare impopolare
A tal proposito è interessante notare come Giacomo Matteotti sia stato un pacifista un po’ diverso dagli altri. Con le parole di Gobetti si potrebbe dire che “Matteotti non disertava, non si nascondeva, accettava la logica del suo «sovversivismo», le conseguenze dell’eresia e dell’impopolarità: era, contro la guerra, un “combattente” generoso“.
Ed è stato proprio il suo estremismo a renderlo inviso agli occhi dei fascisti, saliti al potere nel silenzio generale e su gentile concessione di chi, all’epoca, avrebbe potuto opporsi a quanto avvenne. Il suo essere un convinto socialista, inoltre, gli mise contro non soltanto i suoi oppositori politici, ma anche molti di coloro che si dichiaravano spaventati dallo spettro del socialismo in stile russo.
Ad oggi Giacomo Matteotti è considerato uno dei martiri del fascismo, come dimostrano le centinaia di piazze e strade a lui dedicate. Eppure non soltanto la sua morte per mano dei fascisti ha avuto peso, anzi, la sua vita ne ha avuto ancora di più.