Banda della Uno Bianca: che fine hanno fatto i fratelli Savi

I fratelli Savi e gli altri componenti della banda della Uno Bianca oggi: che fine hanno fatto mentre si riaprono le indagini.

Roberto e Fabio Savi oggi
Roberto e Fabio Savi (Fiorenzaoggi.it)

Sono stati considerati responsabili della morte di 24 persone e il ferimento di altre 114 in oltre cento fatti criminosi, a loro imputati tra il 1987 e il 1994: sono i criminali della famigerata banda della Uno Bianca, che hanno lasciato una scia di sangue e una ferita aperta non solo per la popolazione civile, ma anche all’interno delle forze dell’ordine, essendo alcuni componenti parte di queste.

La loro azione più eclatante è un evento luttuoso come la strage del Pilastro: in quell’occasione, durante un normale controllo da parte dei carabinieri, tre militari dell’Arma rimasero uccisi da membri del gruppo criminale, prima feriti e poi giustiziati con un colpo alla nuca. A lungo, si pensò a diverse piste, dalla Falange Armata alla Banda della Bolognina.

Chi erano i membri della banda della Uno Bianca

membri banda uno bianca
La strage del Pilastro (Fiorenzaoggi.it)

Solo durante un processo a loro carico i membri della Uno Bianca confessarono: nel corso degli anni molto si è discusso sia rispetto ai componenti del gruppo criminale, sia rispetto a diverse ipotesi che si sono susseguite su responsabilità eventuali e connivenze. Del gruppo come noto facevano parte i tre fratelli Savi, ovvero Roberto, Fabio e Alberto, quindi Pietro Gugliotta, Marino Occhipinti e Luca Vallicelli.

A parte Fabio Savi, erano tutti poliziotti e qualche anno dopo il loro arresto, nel 1998, il padre dei fratelli Savi, Giuliano, morì suicida in maniera emblematica: per uccidersi, infatti, scelse proprio una Uno Bianca. Roberto Savi, soprannominato “il Monaco”, fu il primo membro della banda ad essere arrestato: era in polizia da quasi un ventennio quando venne arrestato e da diversi anni era dedito a una doppia vita.

Fabio Savi, detto “il Lungo”, co-fondatore della banda, lavorava come carrozziere e camionista. Venne arrestato nel 1994 mentre tentava di espatriare, mentre il terzo fratello Alberto è stato coinvolto nei fatti della Uno Bianca in maniera minore rispetto agli altri due. Gugliotta venne condannato a diciotto anni di reclusione e scarcerato nel 2008 grazie all’indulto, Vallicelli partecipò solo alla prima rapina della banda.

L’ultimo membro del comando di malviventi dalla doppia vita è Marino Occhipinti, poliziotto al momento dell’arresto, il quale venne condannato all’ergastolo per un assalto durante il quale morì una guardia giurata. Dopo anni di detenzione, ottenne permessi premio e la semilibertà. Dopo la scarcerazione definitiva nel 2018, venne arrestato quattro anni più tardi per violenza contro la moglie.

Che fine hanno fatto i fratelli Savi

Se gli altri tre componenti della banda, hanno goduto di agevolazioni o finito di espiare la pena per poi tornare in carcere per altri episodi, cosa ne è stato dei fratelli Savi? La loro storia giudiziaria legata a una possibile scarcerazione risale al 2017, quando Alberto Savi ha ottenuto per la prima volta in 23 anni di carcere un permesso premio.

Si trattava di 12 ore di libertà dalle 8 alle 20, durante le quali è stato ospitato in una comunità protetta a Padova: questo nonostante il no a questa misura sia da parte dei familiari delle vittime, che della Procura. Alberto Savi era ritenuto un detenuto modello e ha presentato una serie di relazioni degli operatori carcerari che attestano un percorso di pentimento, inoltre in carcere lavorava nel call center.

Aveva ottenuto il permesso per andare a trovare la madre malata e ne ottenne diversi successivamente in occasione delle festività natalizie. Qualche anno prima, nel 2014, era stato Fabio Savi a chiedere che l’ergastolo con fine pena mai venisse tramutato in trent’anni di reclusione, ma la sua richiesta venne respinta.

Una richiesta di grazia venne avanzata qualche anno fa, invece, da Roberto Savi, colui che si era distinto nei processi per un atteggiamento che non era piaciuto ai familiari delle vittime, ma era stata respinta dalla Procura. Secondo Ludovico Militini, fratello di uno dei tre carabinieri uccisi al Pilastro, non sono stati arrestati tutti i membri della banda e per questo ha chiesto la riapertura delle indagini.

Impostazioni privacy