Quando si arriva al divorzio può essere importante anche proteggere i propri beni dalle pretese del partner, ecco come fare.
Il momento in cui si decide per il divorzio dal proprio partner non può che essere doloroso, specialmente se si tratta di un rapporto che durava da tempo e da cui sono nati dei figli. Si teme spesso che in situazioni simili chi è coinvolto possa soffrire, ma spesso può essere la soluzione migliore per tutte le parti in causa così da evitare le tensioni che possono nascere in casa.
In questo caso a rendere ancora più pesante il clima contribuisce certamente la spartizione dei beni, fase necessaria e che può portare a rivendicare quello che non spetterebbe di diritto, magari anche solo per fare dispetto all’ex coniuge. Ci sono infatti persone che finiscono per approfittarne e pretendere anche più del dovuto, proprio per questo è bene affidarsi a un legale che può far capire cosa sia giusto e cosa no.
Non è detto che sia solo la persona che viene lasciata quella che ha maggiori pretese sul piano economico in caso di divorzio. A volte, infatti, si prende questa decisione perchè si è consapevoli che il rapporto è arrivato a una fase di non ritorno o perché si è stati traditi, ma in casi simili lo spirito di rivalsa è ancora più forte. Quindi perché non approfittare della situazione e rivalersi sull’altro cercando di ottenere un maggiore guadagno?
Tanti lo fanno, ma chi teme di perdere gran parte dei propri beni può stare tranquillo, la legge può aiutare a tutelare i propri diritti. I problemi maggiori possono esserci se si è optato per la comunione dei beni (si segue questa strada anche se non c’è stata alcuna decisione nel momento in cui ci si è sposati).
In questo caso tutti i beni acquistati durante il matrimonio risultano essere di proprietà di entrambi, anche se è stato solo uno dei due a pagare. In caso di separazione dei beni, invece, ogni coniuge mantiene separato il proprio patrimonio, compreso quanto acquistato dopo le nozze. Quando si arriva al divorzio i problemi sono pochi, ognuno resta proprietario dei propri beni.
A essere oggetto della comunione sono i frutti dei beni propri di ciascun coniuge, percepiti e non consumati allo scioglimento della comunione, i beni acquistati, insieme o separatamente, durante il matrimonio a eccezione di quelli personali, proventi dell’attività separata di ciascun coniuge, se non consumati al momento dello scioglimento della comunione, le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio.
Sono invece esclusi i beni ricevuti in donazione o in eredità e i beni ricevuti a titolo di risarcimento danni. Nel momento in cui si arriva al divorzio la comunione dei beni decade, per questo tutto deve essere suddiviso tra i coniugi, compresi i debiti. Più complessa invece in fase di divorzio può essere la situazione in merito alla casa, specialmente se si è sottoscritto un mutuo.
La casa sarà assegnata in via automatica al coniuge che ne è esclusivo proprietario se non ci sono figli in comune. A volte però il giudice può concedere il diritto di abitazione al coniuge che non ne è proprietario se è in difficoltà per problemi di salute e non può spostarsi. In presenza di figli l’obiettivo è quello di ridurre il più possibile i disagi.
Per questo la casa spetterà al genitore con cui andranno a convivere i figli, anche se non ne è il proprietario o se la rottura del matrimonio è avvenuta per sua colpa “addebito” (anche se si è optato per la separazione dei beni). Non ci sono invece modifiche per la banca in caso di mutuo ancora valido.
Qualora le condizioni dovessero risultare eccessivamente pesanti si può optare per la surroga (trasferimento ad altra banca passando da un mutuo cointestato ad un mutuo con un solo intestatario), trasferimento del mutuo, la continuazione del pagamento da parte di entrambi, l’accollo del finanziamento da parte di uno dei due.
C’è chi in questi casi può decidere di trasferire i propri beni ai figli, così da evitare troppi litigi. Qualora non ci fosse un accordo tra le parti, è compito del giudice regolare gli interessi di tutti. Il coniuge che ha il reddito più elevato sarà così tenuto a pagare un assegno di mantenimento all’altro a meno che non sia giovane e formato così da poter trovare un’occupazione. I figli dovranno comunque essere mantenuti da entrambi fino al raggiungimento dell’indipendenza economica, che può avvenire anche dopo la maggiore età.
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