Le dimissioni volontarie impediscono al lavoratore di fare richiesta di NASPI? La risposta cambia a seconda delle circostanze.
La NASPI è l’indennità di disoccupazione erogata per un massimo di due anni a chi perde il lavoro. Durante questo lasso di tempo il lavoratore avrà un’entrata su cui contare mentre cerca una nuova occupazione.
Lo Stato non fa mancare il sostegno economico a chi perde involontariamente il posto di lavoro e si ritrova improvvisamente disoccupato. Possono richiedere la NASPI i dipendenti con rapporto di lavoro subordinato, inclusi apprendisti, soci lavoratori di cooperative, personale artistico e dipendenti a tempo determinato delle PA.
L’indennità verrà erogata per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni per un massimo di due anni. L’importo corrisponde al 75% della retribuzione media mensile degli ultimi quattro anni ma a partire dal sesto mese si riduce del 3%. Come detto inizialmente l’indennità spetta se il lavoro viene perso involontariamente. Le dimissioni volontarie, dunque, fanno perdere il diritto alla prestazione?
Per ottenere la NASPI deve ricorrere lo stato di disoccupazione involontario. L’indennità viene erogata, dunque, se il rapporto di lavoro si interrompe per licenziamento – anche quello disciplinare – o per risoluzione consensuale del rapporto di lavoro per rifiuto di trasferimento in altra sede distante minimo 50 chilometri dalla residenza oppure per recesso da parte del curatore/risoluzione di diritto del contratto durante una procedura di liquidazione giudiziale.
In caso di dimissioni ordinarie il lavoratore non avrà diritto alla NASPI a meno che non sussistano alcune condizioni. L’indennità verrà comunque erogata in caso di dimissioni per giusta causa dato che il dipendente è stato costretto a dimettersi per un grave inadempimento del datore di lavoro (mancato pagamento della retribuzione, omesso versamento dei contributi, comportamento ingiurioso, molestie sessuali…).
Danno diritto alla NASPI anche le dimissioni rassegnate durante il periodo di maternità tutelato (300 giorni prima della data presunta del parto ed entro il compimento di un anno di vita del bambino) o di paternità se si fruisce di congedo di paternità obbligatorio o alternativo.
Per poter ricevere la NASPI sarà fondamentale che il dipendente quando presenta le dimissioni telematiche indichi la “Giusta Causa” nel campo “Tipo Comunicazione”. In 500 caratteri potrà spiegare come mai ha deciso di dimettersi. La domanda inoltrata all’INPS, poi, dovrà essere correlata da una documentare attestante la volontà di difendersi in giudizio nei confronti del comportamento illecito del datore di lavoro.
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